Progetto di ricerca TSW – Università di Trento: il contributo di Mariangela Balsamo

Questi tre anni di università sono veramente volati, mi sembra ieri quando ho fatto i test attitudinali iniziali e oggi sono laureata. Un po’ mi dispiace che sia finita perché la vita universitaria mi piaceva: le lezioni interessanti, il confronto con i colleghi, le nuove amicizie e molto altro. Ho deciso di iscrivermi all’università dopo aver lavorato per molti anni come impiegata, non avendo più nessuno stimolo per continuare a farlo. Mi ero sempre un po’ pentita di non essermi iscritta all’università appena terminate le scuole superiori e così la mia passione per la psicologia mi ha portato alla facoltà di Scienze Cognitive di Rovereto che allora non era ancora nata. Nel 2003, infatti, era un corso interfacoltà dell’Università degli Studi di Trento.

Ho conosciuto il mondo SEM poco prima di iniziare i corsi universitari lavorando per alcuni mesi come commerciale per una società del settore.
Non ero un’esperta navigatrice, tutt’altro, ma un po’ alla volta mi rendevo conto che quel mondo mi piaceva e, quando la professoressa Albertazzi ha proposto a noi allievi uno studio sull’interazione utente-Motori di Ricerca, nato dall’idea di TSW, ho pensato che non potevo perdere l’occasione.

E così è cominciata l’avventura. Serena e Michela erano le mie compagne di progetto e Miriam Bertoli la nostra tutor aziendale, riferimento per il progetto e per il tirocinio (a distanza).

Ognuna di noi ha affrontato un aspetto diverso all’interno del progetto.
Nella mia ricerca, dopo aver definito il MdR come un artefatto cognitivo, si sono analizzati l’interazione dell’utente con esso e le strategie messe in atto nel momento in cui lo strumento non gli facilita più il compito, ma diventa un ostacolo alla ricerca, aumentando in questo modo il carico cognitivo.
Si sono effettuate delle sessioni di navigazioni in cui i partecipanti venivano osservati mentre eseguivano varie ricerche attraverso i motori, avendo presente che sapere come agisce il navigatore e come considera lo strumento impiegato, dà dei riferimenti utili a coloro che si pongono come obiettivo il rendere più visibili le informazioni sul Web.

La parte più difficile, e credo che le mie compagne di progetto siano d’accordo con me, è stata trovare un ambito e un approccio teorico di riferimento iniziale per poi operare sulla parte empirica della ricerca. Sicuramente l’aspetto negativo è stato l’aver impiegato molto tempo per riuscire ad incanalarmi, ma d’altro canto questo mi ha dato modo di fare esperienza, oltre aver accresciuto la mia conoscenza (ho letto molto!).
A questo proposito devo ringraziare Stefano Bussolon, ricercatore della nostra facoltà ed esperto di usabilità, che mi ha aiutato a trovare il contesto teorico su cui concentrare l’attenzione. Inoltre è con lui che è nata l’idea di adottare un metodo di tipo osservativo, prendendo spunto dai test di usabilità, per raccogliere i dati da analizzare. Sono sempre più convinta che osservare le persone mentre interagiscono con gli strumenti sia il metodo migliore in ricerche di questo tipo. Spesso il comportamento delle persone è inconscio e quindi molti aspetti importanti non affiorerebbero se ci si limitasse a porre loro delle domande.

Nell’ambito dello studio quello che ho trovato più interessante e a tratti divertente è stato proprio osservare le persone mentre effettuavano le ricerche con i motori. Non era facile rimanere distaccata per non influenzare i partecipanti, soprattutto quando i loro comportamenti mi stupivano, facendo cadere le credenze che fino ad allora mi avevano accompagnato.
Ho imparato, un po’ alla volta, a condurre le sessioni di navigazione (l’insieme delle ricerche che dovevano fare i partecipanti) con il giusto distacco, a porre le domande in modo da non influenzare i partecipanti e a capire, in base a chi mi stava di fronte, se e quali domande fare.

Inoltre, le sessioni di navigazione di prova mi hanno dato la possibilità di rendermi conto di una serie di errori sulle domande che ponevo ai partecipanti e sui contenuti delle ricerche che facevo fare loro. Ho potuto così di migliorare i contenuti e il metodo che seguivo durante le sessioni di navigazione.

Questo progetto mi ha dato modo di fare una nuova esperienza mettendo in pratica alcune delle cose che fino ad allora erano solo delle teorie. E mi è così piaciuta che ho pensato di ripetere l’esperienza con una nuova ricerca, sempre nell’ambito dell’interazione utente-Web.

Con questo post ho voluto raccontare un po’ della mia esperienza in questo progetto di ricerca. L’approfondimento della ricerca con i risultati ottenuti li potete trovare nell’abstract all’interno della sezione “Approfondimenti” del sito TSW.

21 novembre 2006 TSW